venerdì 28 marzo 2014

Non siamo capaci di ascoltarli - Paolo Crepet

Negli ultimi mesi sono successi fatti gravi e tristissimi in provincia di Padova,  soprattutto nella mia zona: molti adolescenti si sono tolti o hanno tentato di togliersi la vita. 

Ogni settimana, se non ogni giorno, i giornali emettevano un bollettino di guerra. 

Come mamma di una bambina di 7 anni non posso non essere spaventata … 

Proprio per cercare di capire il disagio sociale che sta attraversando la nostra società, che non è una novità degli ultimi mesi ma che forse è enfatizzato dalla comparsa dei social media, la settimana scorsa il comune ha organizzato un incontro con il famoso psicologo Paolo Crepet. Sicuramente lo avrete sentito nominare, magari lo avete visto a Porta a Porta o sentito in qualche radio. Ecco per me invece era la prima volta che lo sentivo parlare. 

Mi ha colpito molto la schiettezza e il suo modo diretto di parlare. non da psicologo, ma quasi da padre, da amico. La cruda realtà dei fatti sciorinati facevano a volte ridere, a volte accapponare la pelle e alla fine il suo punto di vista risultava a me un condensato di buon senso che è andato perduto. 

Perché i giovani sono fragili? 
Perché noi genitori non siamo più capaci di trasmettere dei valori forti ai nostri figli? 

Perché siamo più portati ad essere accondiscendenti e a rispondere sempre più spesso "fai tu" ad un bambino? 

Queste che trovate di seguito sono dei piccoli appunti che ho preso quella sera e che poi sono pensieri che ho ritrovato nel libro "Non siamo capaci di ascoltarli". 

Educare è faticoso e spesso porta ad un conflitto. Nella nostra società il conflitto è visto come un qualcosa di negativo da cui tenersi molto alla larga. Per questo il genitore moderno, piuttosto di mettersi in contrasto con il figlio, lascia perdere. 
Spesso, per comodità, diamo ai nostri figli lo scettro del potere: i "giovani buddha" (così li chiama Crepet) decidono tutto in famiglia, dal cosa si mangia alla sera a cosa guardare alla tv a dove andare in vacanza. Questo quando sono piccoli. Poi crescendo si ha un processo inverso: i genitori diventano da un lato sempre più schiavi dei figli, dall'altro trattano i figli come bambini: li iperproteggono a tal punto che i figli non sanno assumersi le proprie responsabilità (es. dei genitori che accompagnano il figlio neo-laureato al primo colloquio di lavoro, a 30 anni!). 


I figli iperprotetti non acquisiscono autonomia e non hanno autostima, le due basi su cui si pone la crescita emotiva "sana" di ogni bambino, arrivando troppo fragili al confronto con la realtà in cui i genitori non sono presenti a proteggerli. 

Le basi dell'autostima e dell'autonomia si pongono fin da piccoli: mangiare da solo, vestirsi e svestirsi da solo, lavarsi denti e viso, prepararsi la cartella, fare i compiti da solo sono piccole conquiste che noi genitori dobbiamo aiutare a raggiungere e ad un certo punto (non quando hanno 30 anni!) dobbiamo pretendere. Spesso per comodità, per non dover lottare, per la fretta facciamo al posto loro … siamo sicuri che facciamo il loro bene? 

No, così facendo stiamo crescendo delle "ricottine" incapaci di affrontare il mondo e incapaci di superare le frustrazioni perché troppo deboli.

In sostanza noi genitori di oggi non siamo più capaci di rendere i nostri figli indipendenti e dotati di autostima perché non mettiamo paletti e non ci sono più regole … e siamo troppo protettivi!

Vi lascio con dei tratti presi proprio dal libro "Non siamo capaci di ascoltarli".



"Fino a qualche decennio fa molti ragazzi a soli diciotto anni avevano famiglia, lavoro, una propria abitazione. Oggigiorno molti genitori lamentano che i figli adolescenti dimostrano scarsa autonomia e forte difficoltà rispetto alle regole di vita: il che denota un notevole grado di immaturità sociale (ben descritto dall’espressione “adolescenza protratta1”).
Tra i tanti fattori che hanno indotto questo fenomeno, uno è rappresentato dalla scomparsa nella vita dei bambini dei luoghi che permettevano loro di giocare da soli, senza la presenza degli adulti. I cortili, i parchi, i prati sono oggi inospitali o pericolosi e inducono i genitori a vietarne l’utilizzo. I bambini così sono costretti a trascorrere il tempo con la costante presenza di un adulto: qualcuno responsabile per loro delle regole di comportamento. Ai miei tempi c’era un giorno – forse uno dei più importanti della nostra vita – in cui la mamma ci diceva: “ Domani vai a scuola da solo”. Questo succedeva nei primi anni delle elementari e rappresentava l’uscita ufficiale dall’infanzia: da allora in avanti era chiaro che saremmo diventati sempre più adulti. Una volta, i ragazzini che si davano appuntamento in un prato per giocare a pallone dovevano, ognuno per proprio conto, assumere le regole del gioco: ora, i bambini iscritti alle società sportive delegano l’applicazione di quelle stesse regole a un adulto che funge da arbitro. Dunque crescono senza imparare ad assumersi responsabilità."

[pag 17] 


"I regali rischiano di diventare pedine di scambio necessarie all'adulto per i lenire i sensi di colpa. 
Se un genitore, con un po' di coraggio, invece di comperare un oggetto, costruisse alternative che implicano la propria diretta disponibilità, si accorgerebbe che la richiesta di un dono altro non è che la richiesta di una presenza affettiva. Il regalo è dunque la forma più semplice ed efficace per tacitare questa richiesta. I doni spesso si fanno proprio perché non richiedono molto a chi li fa, solo i soldi." (pag. 80). 


"Il tempo medio in cui si sta a tavola sera è di tredici minuti al lordo di tutto , telegiornale compreso. Terminata la cena, la famiglia si divide in una dorata di diaspora: papà va a sdraiarsi sul divano in salotto a veder epa televisione, mamma va in cucina a finire di sfaccendare, l'adolescente si chiude nella sua tomba tecnologica - la stanza da letto - a giocare con la playstation, a telefonare o a chetare con gli amici. Se volete spaventare un adolescente proponetegli di cenare in 26 minuti: inorridirà. 
Di cosa si può dunque parlare in 13 minuti a tavola con mamma e papà? il linguaggio e il suo contenuto si sono conformati al tempo a disposizione: si sceglierà di parlare di soldi e di scuola e si eviterà di affrontare le questioni sentimentali che ovviamente prenderebbero troppo tempo. le domande dei genitori tendono a ripetersi così come anche le risposte: com'è andata a scuola? -Benino-. Punto, stop, fine della conversazione serale. (pag. 119). 


E' dunque evidente che, se questa è diventata la comunicazione quotidiana in molte famiglie italiane, diventa difficile poter prevedere, sentire, intervenire quando i nodi esistenziali degli adolescenti rischiano di aggrovigliarsi: ovvero quando stanno crescendo. 
[…] La nostra collettività sta costruendo una forma di autismo reciproco: genitori e figli ignari gli uni degli altri, coabitanti  con superficialità e convenzioni. <il tutto per convincerci di essere belle famiglie perbene."



Di sicuro Crepet non ci va leggero, vuole scuotere le coscienze di noi genitori e farci uscire dal nostro torpore educativo. Di sicuro ha scosso me…  

E voi? conoscevate già Paolo Crepet? come vi sembrano le sue parole? esagerate? attuali?  




*************

Non siamo capaci di ascoltarli 
Paolo Crepet 
Einaudi 

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Con questo post partecipo al venerdì del libro di Homemademamma
La lista delle altre partecipanti la trovate qui

Buon weekend a tutti! 


8 commenti:

  1. Lo spunto è interessante, ma desidererei maggiore approfondimento (ciò che Crepet non è in grado di dare). La domanda/risposta sulla scuola comunque l'ha padellata.
    Come è andata a scuola?
    Bene
    Che cosa avete fatto?
    Niente

    Benino presuppone una postura al dialogo assai diversa e, soprattutto, indica scarsa frequentazione da parte dell'autore dei soggetti di cui parla.

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    1. Povna, io qui ho riassunto quello che mi è rimasto impresso delle tante parole dette quella sera e ho riportato dei brani che mi hanno colpito più di altri. a me, ma ripeto che era la prima volta che lo ascoltavo e il primo libro suo che leggevo, non è sembrato superficiale e anzi è molto dalla parte dei ragazzi perché se crescendo diventano "maleducati, arroganti e nullafacenti" è perché i genitori li hanno educati così (poi ovviamente ci sono le eccezioni, e ci sono tanti ragazzi bravissimi!). per quanto riguarda la scuola lui ce l'ha con certa tipologia di professori e concorderai con me che non tutti i professori sono bravi insegnanti o preparati, purtroppo per i ragazzi… però qui non voglio addentrarmi perché io nella mia carriera scolastica fortunatamente ho sempre avuto docenti appassionati del loro lavoro e ora la maestra di Sofia è brava e competente. altre mie amiche non hanno avuto la stessa fortuna...
      grazie per esserti fermata tra queste pagine! :-)

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  2. si io lo conoscevo crepet, conosco bene le tue paure sono quelle che vivo quotidianamente anche io. Si ho paura tantissima paura, e a volte mi sento bloccata in questi pensieri negatvi. Mi convinco sempre di più che non è un mondo per fare figli questo!!!

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    1. Antonella, di sicuro è un mondo in cui dobbiamo avere molte più antenne e molti più occhi e orecchie di quelle che dovevano avere i nostri genitori qualche anno fa! la mia paura più grande è che quando mia figlia avrà un problema o una paura non ne vorrà parlare con me e non chiederà il mio aiuto. la mia paura è che ad un certo punto io e lei non ci capiremo più … anche se credo sia normale durante l'adolescenza … ciao! :-)

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  3. I miei figli non sono ancora adolescenti ma anche io inizio a pormi il problema. Ieri pomeriggio, tanto per citare un esempio, i miei bambini mi hanno chiesto di poter uscire qui davanti casa (vivo al primo piano di un condominio di 14 famiglie) per stare un po' in bici con alcuni amichetti. Questi amichetti sono abituati a stare da soli perchè i genitori li lasciano sempre (anche troppo, secondo me) andare a giocare per ore ed ore (anche quando i miei stanno facendo i compiti e li vengono continuamente a chiamare) senza porsi nessun problema. Ho dovuto prendere una decisione su due piedi con mio marito: che si fa? Stiamo qui impalati per un'ora a guardarli giocare e a dire sempre "attento alle macchine", " non parlare agli sconosciuti", "guarda dove metti i piedi".... Per un po' lo abbiamo anche fatto ma mi sono resa conto che non è possibile immaginare una cosa del genere... Li abbiamo fatti giocare dando un'occhiata ogni tanto... E pensare che io da bambina giocavo in cortile, in strada, in campagna senza alcun problema... Le cose sono cambiate e molte rispetto a 30 anni fa ed anche l'atteggiamento dei genitori: non che i miei non avessero la stessa premura che abbiamo noi nei confonti dei nostri figli ma i pericoli erano diversi, le situazioni diverse... E questo è solo un esempio. Libri così aiutano a riflettere ma come dice la povna sarebbero necessari degli approfondimenti per evitare che i genitori di oggi si sentano troppo colpevolizzati e ancora piu' "impauriti" di quanto non lo siano già... Credo.

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    1. Stefania, è vero, rispetto ad anni fa la società è cambiata e i pericoli per i nostri bambini sono aumentati a dismisura. capisco il tuo timore, anch'io per ora non le ho mai lasciate da sole al parco e più avanti non so se lo farò perché non abbiamo un giardino condominiale… il fatto è che molti genitori problemi proprio non se ne fanno, che i loro figli stiano ore e ore a giocare da soli ai giardini, come gli amichetti dei tuoi figli, sia che stiano davanti al pc, magari in FB. ma purtroppo questi genitori, che poi secondo me sono i veri destinatari di questo genere di libri, di sicuro non leggono Crepet e non si sentono di sicuro colpevolizzati… che dici? baci!

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  4. Ho sentito Crepet in qualche talkshow televisivo ma non ho mai letto nulla di suo.
    Sicuramente sono spunti interessanti "Spesso per comodità, per non dover lottare, per la fretta facciamo al posto loro" questa per me la frase più inquietante, trovare il giusto equilibrio non è semplice

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    1. No, Simona, trovare l'equilibrio non è facile, credo che oggigiorno fare il genitore sia molto più difficile rispetto a 20 anni fa … ma secondo me porsi domande e dubbi è già un atteggiamento positivo rispetto la chiusura totale di alcune persone che credono d'avere in mano "assoluta certezza" del tipo di educazione (o meglio dis-educazione) che stanno impartendo ai loro figli! notte! baci :-)

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*** Ai post un po' datati ho applicato la moderazione altrimenti, con la testa che mi ritrovo, i commenti rimarrebbero nel limbo!***




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